Quella scorsa è stata una settimana interessante. Ho ricevuto nel mio studio delle giocatrici di Calcio a 5, alcune di esse anche nel giro della Nazionale Italiana femminile. Il mio compito era valutarle posturalmente capendo di cosa potessero aver più bisogno per migliorare le loro prestazioni, assicurandomi che il loro corpo fosse il più possibile equilibrato e funzionale.
Da
operatrice posturale, esterna al campo da gioco ed alle sue dinamiche, ho
osservato con un certo disappunto (e rinnovato stupore) la quantità di tempo
che, negli allenamenti, queste atlete devono dedicare a potenziare la massa a
scapito della mobilità articolare ed estensibilità muscolare, relegando in un
angolo, nel ruolo della piccola Cenerentola, il lavoro di allungamento delle
catene cinetiche, elemento cardine per una postura corretta.
Questo è un lavoro importante, che si avvale di diverse e numerose tecniche, la
cui pratica mette il corpo in un equilibrio statico-dinamico tale da renderlo
mobile, elastico, funzionale e reattivo, così da ridurre al minimo i possibili
traumi durante allenamenti e partite. È un lavoro che non può essere lasciato
all’iniziativa e alla volontà del singolo atleta: necessita di una guida, di
attenzione, competenza e tempo. Il corpo mentre si allunga va osservato
esplorandone i limiti e le resistenze, i compensi e gli adattamenti
strutturatisi nel tempo.
Riequilibrare a livello posturale un atleta di alto profilo è un lavoro
certosino: riuscire a ricreare un equilibrio funzionale, una mobilità ed
elasticità che permetta all’arto di muoversi veloce con potenza ed efficienza,
superando anche i postumi di vecchi traumi od interventi, è un percorso che
richiede un duplice impegno, nel quale l’atleta e l’operatore devono mettere
tutta la propria volontà e costanza. Per far sì che un arco riesca a scoccare
la sua freccia devo tirare e allungare la corda che tende l’arco. Più la tiro
più la freccia sarà veloce e diretta.
Purtroppo, nello sport esistono ancora forti resistenze verso un allenamento
che includa il giusto tempo da dedicare a quello che ritengo un elemento
imprescindibile per una preparazione atletica completa, che permetta allo
sportivo di ottenere dal suo corpo il massimo della prestazione, in piena
sicurezza. Quindi, onore a chi in questo campo si è reso disponibile ad un
confronto per un lavoro più profondo e completo da proporre alle proprie
atlete, mostrando un’apertura mentale che dà spazio ad una visione del corpo
globale e più completa.
P.S.: In questo specifico caso mi sono ritrovata a lavorare con delle
calciatrici, ma il discorso è estendbile e profondamente valido per ogni tipo
di atleta impegnato in qualsiasi disciplina sportiva.
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