La Tecnica Craniosacrale, terapia manuale dolce e al contempo estremamente efficace nel trattare molteplici problematiche strutturali, energetiche e psico-emotive, sta diventando sempre più diffusa tra professionisti e operatori del benessere, in quanto presenta poche controindicazioni ed è generalmente apprezzata da coloro che vi si sottopongono. Questa tecnica lavora sul corpo a livello energetico, coinvolgendo tessuti, fasce e restrizioni. Con zero strumenti, e un tocco non invasivo ed estremamente delicato da parte dell’operatore, il sistema fisiologico craniosacrale viene riarmonizzato, e con lui tutti gli altri sistemi: scheletrico, muscolare, cardiovascolare, respiratorio, linfatico, digerente e immunitario. Il corpo, liberato dalle tensioni a vari livelli, ritrova il proprio equilibrio psicofisico ed uno stato di benessere generale.
La Tecnica Craniosacrale si è rivelata un utilissimo strumento anche per trattare attacchi convulsivi ed epilessia, disturbo neurologico in cui l’attività delle cellule nervose nel cervello si interrompe improvvisamente, causando convulsioni, periodi di comportamento insolito e, talvolta, perdita di coscienza.
Partiamo dall’assunto che la Tecnica Craniosacrale è in grado di influire, e dunque modificare, l’attività elettrica del cervello. E’ possibile trovare molteplici testimonianze, mediche e scientifiche, che affermano di quanto la Tecnica Craniosacrale sia sicura ed efficace nel trattare i disturbi convulsivi. Tra tutti, incoraggiamo la lettura di un interessante articolo (https://upledger.ie/articles/craniosacral-therapy-alters-brain-functioning-a-clinical-overview/) a firma John Upledger, fondatore della Tecnica Craniosacrale. Nell’articolo è riportata la testimonianza del dott. Paul Swingle, che al tempo si trovava a capo del servizio di psicofisiologia clinica presso il McLean Hospital – il più grande ospedale per l’insegnamento psichiatrico della Harvard Medical School. Il dott. Swingle accettò, seppur con scetticismo, di partecipare a uno studio promosso da un osteopata della New England Medical School, che voleva determinare l’effetto della Tecnica Craniosacrale sull’attività cerebrale di un paziente e di un terapista durante una seduta tipica.
“Al tempo, avevo liquidato la terapia cranio-sacrale come pura sciocchezza”, ha detto il dottor Swingle, ora psiconeurofisiologo clinico a Vancouver e professionista di biofeedback molto rispettato. “Tuttavia, ho accettato di misurare l’attività cerebrale durante la sessione di trattamento. Quello che ho trovato mi ha sorpreso”, ha aggiunto. “Con tutti i controlli sperimentali necessari in atto, ho visto un marcato cambiamento nell’ampiezza delle onde cerebrali alfa che coincidevapuntualmente con la terapia cranio-sacrale. Non sapevo esattamente quale fosse la tecnica usata, ma i risultati mi hanno così impressionato che mi sono subito iscritto a un corso”.
Il dott. Swingle si accorse, coerentemente con le prime scoperte del dott. Upledger, di come l’induzione di uno still point, una delle tecniche più utilizzate durante il trattamento craniosacrale, comportasse un marcato aumento dell’ampiezza delle onde cerebrali theta e alfa nella parte posteriore del cervello. Attualmente il dottor Swingle cura bambini con disturbi del movimento involontario e disturbi convulsivi. Una componente importante del suo protocollo è quella di “aumentare il ritmo motorio sensoriale sulla corteccia motoria sensoriale [approssimativamente attraverso la sommità della testa dalla punta delle orecchie]. Il ritmo motorio sensoriale è rappresentato dall’attività delle onde cerebrali tra 13 e 15 cicli al secondo. Quando reso più forte con il biofeedback delle onde cerebrali, si traduce in un aumento della soglia convulsiva e in una riduzione dei movimenti involontari del corpo”, osserva. L’aumentata ampiezza delle onde cerebrali a cui il dottor Swingle ha assistito con la Tecnica Craniosacrale è associata ad “attenzione calma e passiva”.
“L’effetto dello still point è stato un aumento dell’ampiezza theta da un minimo del 6,2% a un massimo di oltre l’80%”, ha inoltre riferito. “Tali cambiamenti nell’ampiezza theta possono avere effetti profondi sulla quiete del cervello”. Un tempo scettico, il dottor Swingle ora sostiene fortemente l’uso della Tecnica Craniosacrale come parte del trattamento neuroterapico di molti disturbi. L’effetto sinergico di queste modalità si traduce in “una riparazione efficiente e permanente di molti disturbi associati al funzionamento anomalo del cervello”.
Fonti: – Craniosacral Therapy alters brain functioning: a critical overview
di John Upledger
(https://upledger.ie/articles/craniosacral-therapy-alters-brain-functioning-a-clinical-overview/)
– Seizure Disorder and Craniosacral Theraphy
di Fred Stahlman
(https://www.iahe.com/docs/articles/Seizure_Disorder_and_CranioSacral_Therapy.pdf)
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