Pubblichiamo di seguito un estratto da un interessante studio del 2007, focalizzato sulla diverse applicazioni della Tecnica Craniosacrale in ambito geriatrico. Lo studio ha previsto il coinvolgimento di figure professionali diverse (tutte residenti negli USA), che praticano abitualmente la Tecnica Craniosacrale per trattare diverse condizioni patologiche. Buona lettura!
ABSTRACT
Mentre l’uso della medicina complementare e alternativa (CAM) è ben documentato negli anziani, poco si sa circa l’impiego di modalità specifiche diverse da chiropratica e agopuntura, o delle pratiche di professionisti sanitari che integrano la CAM nella loro pratica clinica.
La Tecnica Craniosacrale, derivata dell’osteopatia, è stata scelta nell’ambito di questo studio dal momento che (negli USA) oltre 50.000 professionisti della salute hanno ricevuto una formazione in tal senso. Le infermiere professionali, i fisioterapisti e i massaggiatori intervistati nel corso dello studio vantano un’attività ventennale, e utilizzano in media la Tecnica Craniosacrale da 13 anni.
Circa un terzo dei loro clienti ha 60 anni e oltre. Questi utenti si rivolgono al trattamento craniosacrale per una vasta gamma di condizioni – più comunemente per il dolore cronico.
Per i terapisti intervistati la Tecnica Craniosacrale è l’approccio terapeutico primario, integrato da pratiche di riabilitazione e assistenza sanitaria standard e altre terapie alternative.
I terapisti riferiscono come la Tecnica Craniosacrale si dimostri efficace nel diminuire il dolore e l’uso associato di narcotici, migliorare lo stato funzionale e, in misura minore, alleviare i sintomi associati a problemi neurologici come morbo di Parkinson e demenza.
Indipendentemente dal problema per cui si rivolgono loro, i terapisti rilevano che gli adulti più anziani spesso riscontrano una maggiore capacità di rilassamento, un sonno migliore e una più alta tolleranza allo stress. Sempre più sanitari integrano la Tecnica Craniosacrale nella cura degli anziani, riscontrando in questi pazienti benefici specifici (relativi al problema per cui si sono rivolti al professionista) e generali.
Data la mancanza di studi clinici specifici, i risultati del presente studio esplorativo suggeriscono come la Tecnica Craniosacrale, in aggiunta alle cure standard, possa essere utile in particolare per alleviare il dolore cronico.
La Tecnica Craniosacrale è una terapia pratica e leggera derivata da tecniche osteopatiche. I riceventi rimangono vestiti, rendendola più facile e accessibile per alcuni adulti più anziani rispetto alla terapia di massaggio standard. La Tecnica Craniosacrale è diffusa e utilizzata da un’ampia gamma di operatori sanitari. In Canada e Inghilterra è praticata come specialità a sé, spesso in combinazione con il trattamento osteopatico da parte di praticanti non medici.
Si può fare ricorso alla Tecnica Craniosacrale per tutta una serie di problemi: dello sviluppo muscolo-scheletrico, neurologici, ansia, depressione o ancora mal di testa ed emicranie, mal di testa e mal di schiena cronico, disturbi della coordinazione motoria, coliche, autismo, disturbi del sistema nervoso centrale, problemi ortopedici, lesioni traumatiche cerebrali e del midollo spinale, scoliosi, disturbi infantili, difficoltà di apprendimento, stanchezza cronica, difficoltà emotive, problemi legati a stress e tensione, fibromialgia e altri disturbi del tessuto connettivo, sindrome articolare mandibolare temporale, neurovascolare o disturbi immunitari, disturbo da stress post-traumatico e disfunzione post-chirurgica.
In un trattamento tipico, il ricevente giace sulla schiena sul lettino da massaggio, anche se il trattamento può essere effettuato in qualsiasi posizione. I terapisti usano un tocco delicato, di solito non superiore a 5 grammi di pressione. Questo induce il rilassamento nei tessuti direttamente al di sotto delle mani del praticante, e quindi il rilascio di restrizioni nei tessuti molli. I terapisti, inoltre, mobilitano delicatamente le articolazioni, tra cui le suture craniali per accogliere sottili cambiamenti nella pressione intracranica.
METODI UTILIZZATI
Nel presente sudio sono stati intervistati 20 professionisti della Tecnica Craniosacrale, secondo criteri di selezione che includevano l’aver completato il percorso avanzato di Craniosacrale e il trattamento regolare di pazienti anziani da più di 7 anni. Il numero di intervistati è stato determinato dalla disponibilità ai colloqui telefonici in un periodo di 4 settimane (agosto-settembre 2005), e successivamente il campionamento è stato integrato con tre ulteriori interviste rivolte a infermiere terapiste. Le interviste vertevano su dati demografici, modelli di pratica, fonti di riferimento, e motivazioni che spingevano i pazienti geriatrici (da 60 anni in su) a cercare il trattamento.
I terapisti hanno riferito all’unanimità che la maggior parte dei loro clienti più anziani era molto avanti nel processo di malattia o aveva problemi di lunga data nella gestione di una condizione dolorosa, che non era stata risolta con gli approcci terapeutici convenzionali. Tuttavia, i terapisti hanno anche incontrato pazienti che richiedevano il trattamento craniosacrale per mantenere un senso di benessere o per curare lesioni recenti.
QUALI CONDIZIONI TRATTA LA TECNICA CRANIOSACRALE?
Il dolore si è dimostrato di gran lunga il motivo più comune per cui i pazienti geriatrici si sono rivolti alla Tecnica Craniosacrale. La localizzazione del dolore era varia: problemi degenerativi del disco, dolore a schiena e collo, dolori articolari (più frequentemente a fianco e ginocchia) e mal di testa cronico. Le cause del dolore includevano artrite, osteoporosi, traumi (comprese le cadute), dolore oncologico (cancro) e dolore associato all’ipertonicità del morbo di Parkinson. I terapisti hanno riferito che questi erano spesso dolori di lunga data, e che i loro clienti non avevano trovato adeguato sollievo nella medicina e nelle terapie convenzionali.
Molti dei pazienti avevano provato di tutto: farmaci, riabilitazione, esercizi in piscina e massaggi. Alcuni di loro si erano rivolti alla Tecnica Craniosacrale perché i loro medici non li consideravano passibili di intervento chirurgico, altri al contrario speravano in questo modo di evitarlo. In altri casi i loro stessi curanti puntavano in questo modo a ottenere la diminuzione nell’uso di farmaci antidolorifici. Tra i motivi che hanno comportato la scelta della Tecnica Craniosacrale da parte di pazienti geriatrici c’erano anche problemi neurologici come il Parkinson, vertigini o problemi vestibolari e deficit funzionali derivanti da ictus.
I terapisti hanno riferito di aver trattato una vasta gamma di altre condizioni, tra cui la fascite plantare (una condizione dolorosa del tallone causata dall’infiammazione del tessuto connettivo alla base del piede), sintomi da ernia iatale e reflusso gastrico, difficoltà di deglutizione post-ictus o terapia post-radiazione trattata diminuendo il gonfiore e la tensione nel tessuto circostante e ripristinando la normale deglutizione, o ancora l’agitazione (nella demenza).
Ci si è rivolti in ultimo alla Tecnica Craniosacrale prima di un intervento chirurgico, per ridurre la tensione fisica e l’ansia, e a seguito dello stesso per promuovere la guarigione. Alcuni infermieri e fisioterapisti intervistati hanno parlato del trattamento del dolore post-operatorio: questo dolore a volte si riferisce al tessuto cicatriziale chirurgico o al dolore risultante dal posizionamento e dall’immobilità durante l’intervento. Ad esempio la chirurgia di sostituzione dell’anca, per la posizione stessa adottata durante l’intervento, può provocare dolore toracico, lombare, a collo e spalla.
RIDUZIONE DEL DOLORE E MIGLIORAMENTO DELLE FUNZIONALITA’
I terapisti hanno riferito che i loro clienti hanno spesso riscontrato una sostanziale riduzione del dolore e sono stati in grado di interrompere o ridurre la dipendenza da farmaci antidolorifici, tra cui narcotici. Un terapista occupazionale che lavora in casa di un veterano ha riferito che i suoi clienti di solito trovano un po’ di sollievo dal dolore, che diminuisce da 2 a 3 punti su una scala da 0 a 10, o arriva a toccare lo 0 entro la fine della sessione. In alcuni casi si verifica un sollievo duraturo, e l’uso di antidolorifici da parte dei suoi clienti spesso diminuisce sostanzialmente (ad esempio da diverse dosi al giorno a 2-3 dosi a settimana).
Un fisioterapista ha riferito che i suoi clienti più anziani in genere raggiungono una riduzione del 50% del dolore. Diversi intervistati hanno parlato di un cambiamento comune nei loro clienti più anziani, che non si focalizzavano più sullo stato di dolore fisico anche quando quest’ultimo non poteva dirsi completamente eliminato. Questo cambiamento di punto di vista contribuisce a migliorare la loro qualità di vita, fornendo loro l’energia per impegnarsi in famiglia e nelle attività più pienamente. I terapisti hanno attribuito questo fatto sia alla riduzione effettiva del dolore, sia alla speranza provata dopo aver ottenuto sollievo da un problema cronico che in precedenza pensavano fosse ineluttabile.
I terapisti fisici e occupazionali hanno riferito che la diminuzione del dolore ha permesso ai loro clienti di partecipare più pienamente e volentieri agli esercizi di rafforzamento necessari per raggiungere gli obiettivi della riabilitazione. Hanno riferito di miglioramenti funzionali, che variavano in base al livello e al grado di alterazione all’inizio del trattamento. I loro clienti sono stati in grado di tornare alle attività abituali, che vanno dal golf e tennis, allo shopping o semplicemente all’essere in grado di tollerare di stare nuovamente seduti. Hanno inoltre assistito all’aumento dell’indipendenza nelle attività della vita quotidiana, come ad esempio negli spostamenti, nella mobilità e nella deambulazione.
Un fisioterapista ha riferito che il risultato comune alla maggior parte dei suoi pazienti più anziani è l’aumento (40-70%) dell’ampiezza di movimento delle articolazioni principali. In alcuni casi i clienti hanno sperimentato una maggiore facilità di movimento, nell’ambito del loro attuale livello di funzionalità, ottenendo una migliore qualità di vita. Nei pazienti con demenza il risultato del trattamento con Tecnica Craniosacrale a lungo termine si traduce nella diminuzione dell’agitazione e in una maggiore reattività. Altri sintomi, al contrario, vengono trattati con minor successo (ad esempio si ottengono risultati positive nelle vertigini solo nel 50-60% dei casi).
MORBO DI PARKINSON
La maggior parte degli intervistati tratta pazienti con malattia di Parkinson, segnalando diversi benefici. Hanno scoperto che diminuiva il dolore e aumentava il rilassamento, permettendo ai pazienti di sentirsi più a loro agio, anche se nessuno ha affermato che il trattamento potrebbe cambiare in modo permanente il tono monocorde o la rigidità. Altri hanno riferito che il trattamento ha portato a un migliore equilibrio e mobilità, e a una maggiore capacità di esprimersi. In generale, i professionisti ritengono che la Tecnica Craniosacrale amplifichi i miglioramenti che possono essere raggiunti con le terapie riabilitative standard. I loro clienti manifestano una migliore funzionalità e un aumentato senso di benessere.
I caregiver hanno riportato effetti positivi su cognizione e lucidità, e hanno avuto la percezione che il trattamento craniosacrale rallentasse il declino, contribuendo ad una più lunga permanenza del paziente nella comunità. Nei casi maggiormente alterati, i terapeuti hanno riferito che il trattamento riesce a diminuire la rigidità in modo sufficiente a consentire un raggio passivo di movimento, rallentando la progressione delle contratture.
ICTUS E ATTACCHI ISCHEMICI TRANSITORI (TIA)
I terapisti hanno riferito di trattare anche pazienti che hanno completato la riabilitazione in seguito ad ictus, e altri che hanno subito un TIA, ottenendo risultati importanti nella comunicazione (compresa l’articolazione), nel movimento, nell’equilibrio e nella stabilità in piedi, nell’espressione, nella qualità del sonno e nell’evacuazione. A volte i risultati sono stati sorprendenti.
LA TECNICA CRANIOSACRALE COME PREVENZIONE
Uno degli intervistati, direttore di una pratica riabilitativa di gruppo che integra la Tecnica Craniosacrale con la fisioterapia e altre discipline, ha parlato dell’importanza della Tecnica Craniosacrale come prevenzione. Per quanto riguarda gli anziani di sesso maschile, ad esempio, ha riferito che le restrizioni fasciali avanzate nella zona pelvica preparano il terreno ai problemi di prostata. Nelle donne anziane, l’aumento del rischio di frattura dell’anca può essere secondario alle restrizioni pelviche sommate alla demineralizzazione postmenopausale dell’osso. Quindi, rilasciando le restrizioni fasciali nell’area pelvica, ha suggerito che la Tecnica Craniosacrale potrebbe prevenire problemi futuri.
DISCUSSIONE
I terapisti intervistati trattano un’ampia gamma di problemi relativi ai pazienti anziani, sia molto attivi sia gravemente compromessi. Sulla base delle interviste rilasciate, sono diverse le aree che appaiono promettenti per ulteriori indagini, tra cui la gestione del dolore, la facilitazione dell’esito della riabilitazione, la disfagia, l’agitazione e l’ipertensione. Le tecniche applicate sono delicate, e insieme a benefici terapeutici specifici la Tecnica Craniosacrale offre l’opportunità agli adulti più anziani di ricevere il trattamento restando vestiti, evitando così le sfide fisiche e sociali associate allo spogliarsi.
Fonte: https://www.upledger.com/docs/geriatric-applications-cst.pdf
Autore: Edith G. Walsh, PhD, RN
The International Journal of Healing and Caring On Line
Gennaio 2007, vol. 7 No 1
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