Ieri pomeriggio in studio è tornata una cliente che conosco da tempo, ma che da un po’ non vedevo. Prima ancora di raccontarmi cosa le fosse accaduto, mi fa toccare con mano lo stato delle sue spalle così da poter capire immediatamente e senza tante parole, quale fosse la sua condizione: trapezi, deltoide e collo si presentano sotto le mie mani profondamente contratti, rigidi, resistenti e fortemente infiammati.
Mi metto all’opera e decido subito di dare un po’ di libertà alle fasce
muscolari di trapezio e deltoide, allentando le tensioni con le tecniche del
Craniosacrale Biorelato. Nel giro di 20 minuti riesco a restituire mobilità
alle articolazioni correlate, abbinandolo ad un piacevole sollievo per la mia
cliente. Tuttavia, sono consapevole che sono ancora lontana dalla soluzione del
problema. Infatti, mi dedico ad allentare la tensione tra il cranio e la
prima vertebra cervicale ma, nonostante tutti gli allentamenti e i trattamenti
mirati, l’articolazione non si sblocca.
Deve esserci qualcos’altro e capisco che il problema viene dal sacro che,
attraverso le fasce muscolari e connettivali, arriva a bloccare a distanza il
cranio. A questo punto sorge una domanda: come mai c’è un blocco di questa
portata in una cliente che conosco da tempo e che non aveva mai mostrato grandi
blocchi in quella zona? Mentre sono lì che lavoro sul sacro e mi pongo
questa domanda, decido di esplicitare la mia perplessità, chiedendo se le fosse
successo qualcosa al sacro nell’ultimo periodo. Lei, nel cercare una risposta,
fa tornare a galla un ricordo di sole due settimane precedenti, che aveva
completamente dimenticato: era caduta da una rampa di scale, battendo il bacino
ripetutamente, con il risultato di un grosso ematoma sacrale. Tutto mi
diventa chiaro. Quando le chiedo quanto tempo dopo si fossero presentate la forte
contrattura alle spalle, al collo e le conseguenti emicranie, lei mi risponde
circa sei giorni. Mi metto al lavoro, comprendendo che per una risoluzione
definitiva del suo dolore non posso prescindere dallo sbloccare completamente
il sacro ed il coccige. Una volta fatto, ritorno sull’articolazione
atlanto-occipitale (tra cranio e prima cervicale) per testarne lo stato:
stavolta l’articolazione si presenta completamente libera e funzionante. Così,
la mia cliente se ne va a casa leggera, senza dolori, con un collo mobile e con
i muscoli molto più rilassati.
Come terapeuti non dobbiamo mai dimenticare che un problema che ci affligge è
quasi sempre una compensazione ad una disfunzione di un’altra parte del corpo,
distante dal dolore accusato. Questo è il principio base per una visione
globale del corpo esaminato nella sua unità, un aspetto che va sempre tenuto
presente in qualsiasi tipo di trattamento legato al benessere psicofisico.
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